Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  giovedì 31 marzo 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Craxi fuori dal mito

di Francesco Pullia

Un conto è riconoscere a Bettino Craxi i suoi meriti politici, un altro l’indecoroso processo di beatificazione cui stiamo assistendo. Diciamolo con franchezza, Craxi non è stato né un esule, né un martire ma un segretario di partito e uomo di Stato che ha scelto di trasferirsi in una bella e assolata residenza tunisina per sfuggire al giudizio della magistratura evitando, quindi, di fornire spiegazioni su comportamenti che continuano ad ammorbare la vita politica italiana.

Non è, tra l’altro, neanche detto che se avesse accettato di farsi processare, come avrebbe potuto e dovuto, sarebbe stato condannato. Forse, se avesse avuto il buonsenso di comportarsi come tutti gli altri cittadini, sarebbe uscito dalla sporca vicenda che lo ha riguardato a testa alta e, anzi, avrebbe potuto servirsene per rilanciare quella “grande riforma” che, meglio e più di altri, sarebbe stato in grado di realizzare.

 

Ha, invece, sbagliato sottraendosi alla giustizia ed ha fatto del male a sé e agli altri. Lo stesso errore che adesso si sta commettendo con i toni agiografici che gli vengono tributati.

Di certo non si sta facendo un bel servizio a lui, alla sua immagine e a quella del paese.

Inutile ripetere che il suo merito principale sta nell’avere riscattato il socialismo dall’annosa sottomissione al comunismo. Valgano da esempio la riscoperta di un filosofo come Proudhon e la contrapposizione del pensiero dei fratelli Rosselli al togliattismo e alle sue derivazioni.

In questo è stato davvero ammirevole perché ha avuto il coraggio di perseguire fino in fondo un’idea, un progetto, un programma dando uno scossone benefico alla cultura servilistica, organicistica, italiana, a quella stessa cultura che, purtroppo, con e dopo la sua dipartita ha ripreso vigore e dominio.

 

Ha avuto l’indiscutibile merito di imporre la cultura come faro in un paese secolarmente assoggettato all’oscurantismo di stampo clericale e comunista, in una terra che, per ripetere una felice constatazione crociana, ha conosciuto sempre e solo controriforme e mai riforme. 

Da questo punto di vista, ora e sempre viva Craxi! Viva il coraggio di non essere mai subalterni!

 

A ciò, però, va affiancata una lunga serie di negatività che è impossibile e poco serio dimenticare. Ci riferiamo al nuovo concordato da lui voluto nel 1984, al consociativismo partitocratico, all’accentuazione del lato dispotico di un regime famelico (a partire dal controllo dell’informazione radiotelevisiva), alla scellerata e nefasta conversione al proibizionismo sulla droga con l’ascesa di personaggi come Pierino Gelmini chiamati addirittura a far parte del gran consesso del Partito socialista di allora.

 

Malversazione, corruzione, collusione tra politica e malaffare sono venute a ruota come diretta conseguenza di una concezione statuale di palese illegalità e violazione del dettato costituzionale. Non è vero ribadire, come cialtronescamente si continua a fare, che tutti i partiti erano coinvolti. E’ una patente menzogna. Si guardi alla storia dei radicali prima di pronunciare scempiaggini. Si metta a confronto la biografia parallela, e mai convergente, di Marco Pannella con quella di Bettino Craxi prima di parlare. Non si dimentichino, a questo proposito, le reiterate denunce fatte dai radicali proprio nei confronti del regime imposto in quegli anni e la negazione nel 1988 al leader radicale della chiamata, che sicuramente avrebbe meritato se non altro per competenza, a rappresentare l’Italia come commissario Cee. Gli furono preferiti il democristiano Filippo Maria Pandolfi e il socialista Carlo Ripa di Meana, persone, per carità, di spessore ma non della statura di Pannella.

 

Omettiamo, poi, la questione dell’aumento del debito pubblico al centro di feroci discussioni.

E allora? Si ricordi e si commemori Bettino Craxi ma con equilibrio, senza alcuna enfasi, senza eccedere nel giustizialismo colpevolista dipietrista ma neanche, sul versante opposto, in una pericolosissima assoluzione. Se lo si santificasse si fornirebbe ai giovani, e non solo a loro, un pessimo metro di paragone.